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L’estate e le persone anziane: indicazioni e consigli per trascorrerla in sicurezza

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L’estate, per molti, è sinonimo di benessere, relax, riposo e divertimento.

Per le persone anziane, tuttavia, può rappresentare un periodo dell’anno particolarmente difficile sia per la difficoltà ad organizzare una propria vacanza, sia per la solitudine che può derivare dalla partenza dei propri cari. Le temperature sempre più calde registrate nelle nostre città a causa del cambiamento del clima, devono suggerire l’adozione di comportamenti di buonsenso.

IL PIANO FARMACOLOGICO

In particolare, con l’aiuto del medico di medicina generale, va monitorato il piano farmacologico per calibrare il dosaggio dei farmaci assunti. Per esempio, se ci si reca in vacanza in montagna, sarà opportuno rivedere il piano terapeutico per adeguarlo alle mutate condizioni ambientali.

LA DIETA

Anche la dieta è importante per non correre il rischio di disidratarsi. È noto, infatti, che le persone anziane hanno un ridotto senso della sete. È importante, quindi, bere e consumare alimenti ricchi d’acqua, come frutta e verdura per mantenersi idratati.

IL MOVIMENTO

Il movimento non deve mancare: non siamo nati per vivere in poltrona! Uscire, soprattutto nelle ore più fresche, magari con l’ausilio di un bastone o di un deambulatore, se necessario, può essere la giusta soluzione. Importante è muoversi.

I CONTATTI SOCIALI

Infine, è importante continuare ad alimentare i contatti sociali, partecipare ad eventi, ad attività di gruppo che adesso è anche possibile trovare in vacanza: scopri Clinzia, vacanze per anziani autosufficienti: https://www.clinzia.it/




 

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La sfida è invecchiare in salute: la longevità parte dal cervello

Dall’intervista al Messaggero dello scienziato Ennio Tasciotti – 16 febbraio 2025

Nel 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha posto la questione dell’invecchiamento in buona salute come una sfida essenziale per rispondere ai cambiamenti demografici e garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari.

L’Italia insieme al Giappone è in testa alla classifica dei paesi più longevi al mondo. Abbiamo molto da insegnare al resto dei paesi dove ancora si vive meno a lungo e con minore qualità di vita.

Ennio Tasciotti, inserito dalla Stanford University nell’ 1% degli scienziati più influenti al mondo, dopo aver lavorato per 15 anni in Texas presso il Methodist Hospital di Houston, è tornato in Italia dove ha fondato e dirige lo Human Longevity Program presso l’Irccs San Raffaele di Roma. Intervistato dal Messaggero di Roma ha spiegato che lo Human Longevity Program è un programma di ricerca multidisciplinare innestato nelle attività cliniche e assistenziali già in essere presso l’Irccs San Raffaele di Roma. Il Programma viaggia a due velocità: la dimensione della ricerca di base per identificare nuovi biomarcatori, fare diagnosi precoce e sviluppare terapie personalizzate, e la dimensione clinica dove medici, ingegneri e ricercatori collaborano per sviluppare protocolli all’avanguardia per la riabilitazione cognitiva motoria e funzionale.

Come migliorare lo stile di vita?

Per migliorare la qualità della vita delle persone non più giovani occorre prevenzione e adeguati stili di vita, seguire semplici regole che ci dicono di mangiare meno, come dicevano i nonni: il miglior cibo e quello che non si è mangiato. La restrizione calorica lo dimostrano tutti gli studi e salutare: mangi il 20% in meno e guadagni il 30% in qualità della vita.

Un nemico della salute è certamente la solitudine, per questo dobbiamo dedicare alla parte cognitiva ed emotiva la stessa attenzione che mettiamo negli ambiti classici della medicina. Ci sono studi lunghi trent’anni che esaminano l’aspettativa di vita di chi è solo e di chi è sposato. Si perdono una decina d’anni di vita quando si resta soli quasi quanto si perde a causa del fumo.

La Silver economy

La Silver economy sarà la nuova economia, nel 2050 più del 35% della popolazione sarà over 65, ci sarà tutto un mercato legato ai bisogni di quella parte della società da soddisfare.  Se non ci prepareremo ad affrontare questo cambiamento il sistema sanitario rischierà di scoppiare perché non avremo i fondi sufficienti per far fronte alle necessità.

Non rimanere isolati

Dobbiamo far capire alle persone che la salute è nelle loro mani. Per mantenere il benessere del nostro cervello dobbiamo trattarlo come il resto del corpo, allenarlo, continuare a utilizzarlo, non solo con lo sforzo mnemonico, ma con lo stimolo della relazione e del movimento. L’attività fisica regolare, imparare nuovi sport, nuovi hobby, stimola la creazione di nuove sinapsi: non siamo nati per stare tutto il giorno sul divano! Il movimento aiuta a pulire l’organismo. Camminare ogni giorno, curare l’orto, il giardino, fare le scale ogni volta che si può, continuare a muoversi in ogni fase della vita, anche con una vacanza di gruppo.

Finora ci si è concentrati sulla qualità al corpo ma quello che interessa è la longevità del cervello: possiamo intervenire per migliorare le funzioni cardiache o quelle renali ma se ci abbandona la mente vivere più a lungo in salute è relativo. Il mio obiettivo, dice Tasciotti, è capire i meccanismi molecolari che portano il cervello a perdere funzionalità e trovare un modo per trattare le patologie cerebrali. Perché come possiamo sentirci se viviamo più a lungo ma non abbiamo memoria di chi siamo, dei nostri cari, di quello che è stata la nostra vita?

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L’ageismo: un fenomeno da contrastare

L’Ageismo: Un fenomeno sociale da contrastare

L’ageismo, termine che indica la discriminazione basata sull’età, è un fenomeno sempre più diffuso nelle società moderne. Seppure possa colpire sia le persone giovani che quelle anziane, è spesso associato a pregiudizi nei confronti degli anziani, con un impatto negativo sulla qualità della vita, sull’autostima e sulle opportunità di queste persone. Tuttavia, l’ageismo non è solo una questione di età avanzata; anche i giovani possono essere vittime di stereotipi legati alla loro età, come la percezione di essere inesperti o poco affidabili.

La radice dell’ageismo

Il concetto di ageismo nasce negli anni ’60 grazie al gerontologo Robert Butler, che lo definì come l’insieme di atteggiamenti e pratiche discriminatorie verso gli anziani. Butler sottolineò che la società tende a marginalizzare gli anziani, associandoli a idee di inutilità, obsolescenza e inabilità. Tali pregiudizi sono spesso radicati nella paura della vecchiaia e della morte, che alimentano la paura e l’esclusione delle persone anziane.

Tuttavia, negli ultimi decenni, l’ageismo ha assunto una forma più sfumata, diventando una discriminazione più subdola e invisibile. La pubblicità, i media e l’intrattenimento continuano a glorificare la giovinezza e la bellezza fisica, rafforzando l’idea che solo i giovani siano vitali e produttivi.

 L’ageismo nel mondo del lavoro

Uno degli ambiti in cui l’ageismo è più evidente è sicuramente il mondo del lavoro. Gli anziani vengono spesso visti come poco adattabili alle nuove tecnologie, privi di energia o motivazione e quindi meno idonei per posizioni di responsabilità o innovazione. Di fronte a queste percezioni, molte persone anziane si trovano escluse dal mercato del lavoro o costrette ad accettare posizioni inferiori alle loro capacità.

Al contrario, anche i giovani possono subire forme di ageismo che li relegano a lavori poco qualificati o a incarichi di minore responsabilità, proprio a causa della convinzione che la loro esperienza sia insufficiente o che non possiedano il “bagaglio” necessario per un ruolo di maggiore rilievo.

Conseguenze sociali ed emotive

Le conseguenze dell’ageismo non sono solo legate all’ambito lavorativo, ma hanno un forte impatto anche sulla salute mentale e fisica delle persone. Chi subisce discriminazione legata all’età può sviluppare una bassa autostima, un senso di isolamento e una maggiore incidenza di stress, ansia e depressione. Per gli anziani, il rifiuto sociale può significare anche un declino nella qualità della vita, in quanto sono meno invogliati a partecipare a attività sociali o a cercare supporto per le proprie necessità.

Anche i giovani, vittime di stereotipi che li etichettano come incapaci o troppo impulsivi, possono sviluppare un senso di frustrazione e disillusione, riducendo la loro motivazione a progredire nel lavoro o nella vita sociale.

Come Combattere l’Ageismo

Affrontare l’ageismo è una sfida collettiva che richiede l’impegno tutti, individui, istituzioni e aziende. Alcune delle azioni più efficaci includono:

1. *Educazione e sensibilizzazione*: È fondamentale educare la società sugli effetti negativi dell’ageismo e promuovere la consapevolezza dei pregiudizi legati all’età. Le campagne di sensibilizzazione possono contribuire a ridurre gli stereotipi e a promuovere una visione più inclusiva e rispettosa di tutte le età.

2. *Promuovere la diversità generazionale nel lavoro*: Le aziende possono adottare politiche di inclusione che valorizzino l’esperienza e le competenze di persone di diverse età, creando ambienti di lavoro intergenerazionali dove la collaborazione tra giovani e anziani diventa un punto di forza.

3. *Riconoscere e affrontare i pregiudizi nei media*: I media svolgono un ruolo cruciale nella formazione delle opinioni sociali. La rappresentazione di persone anziane come attive, indipendenti e competenti, così come quella dei giovani come esperti e maturi, può contribuire a ridurre gli stereotipi legati all’età.

4. *Politiche sociali più inclusive*: A livello politico, è necessario promuovere leggi e politiche che favoriscano l’inclusione sociale e lavorativa delle persone di tutte le età, garantendo pari opportunità e riducendo le disuguaglianze.

5. “Socialità e benessere” Promuovere, in ambito sociale e turistico, azioni che favoriscono e facilitano la socialità e il benessere delle persone anziane. Organizzare localmente laboratori creativi per la terza età, tornei di carte, passeggiate guidate ed escursioni per anziani, vacanze sostenibili per la terza età, turismo esperienziale per anziani, vacanze attive per over 60 e viaggi culturali per anziani. https://www.clinzia.it/

Conclusioni

L’ageismo rappresenta una sfida significativa per la società moderna, ma è anche un’opportunità per riflettere su come possiamo costruire un mondo più equo e rispettoso per tutti, indipendentemente dall’età. Contrastarlo non solo migliora la qualità della vita di anziani e giovani, ma aiuta a costruire una società più inclusiva, che riconosce e valorizza ogni individuo per le proprie capacità, esperienze e potenzialità.

 

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ANZIANI E SOCIALITÀ: IMPORTANZA DELLE RELAZIONI SOCIALI E RISCHI DELL’ISOLAMENTO SOCIALE

Numerosi studi hanno dimostrato l’importanza per la persona anziana di mantenere e coltivare relazioni sociali.  È dimostrato che la mancanza di socialità negli anziani può comportare rischi per la salute, sia mentale che fisica. 

Quali sono i principali rischi associati all’isolamento sociale tra le persone anziane?

1. *Depressione e ansia*: l’isolamento aumenta il rischio di depressione e ansia. La mancanza di interazioni sociali limita le opportunità di esprimere emozioni e di trovare sostegno, accentuando nell’anziano sentimenti di solitudine e tristezza.

2. *Declino cognitivo*: l’assenza di stimoli sociali può accelerare il deterioramento cognitivo, portando a una maggiore probabilità di sviluppare malattie come la demenza o il morbo di Alzheimer. Le conversazioni e le attività sociali aiutano a mantenere la mente attiva e stimolata.

3. *Riduzione della qualità del sonno*: la solitudine è spesso collegata a problemi di sonno, come l’insonnia, che possono influire negativamente sull’umore e sulla salute fisica generale della persona anziana.

4. *Aumento del rischio di malattie cardiovascolari*: la solitudine è associata, nell’anziano, a livelli elevati di stress e pressione sanguigna, fattori di rischio per le malattie cardiache. Studi dimostrano che la mancanza di connessioni sociali può contribuire ad aumentare l’infiammazione, peggiorando la salute del cuore.

5. *Compromissione del sistema immunitario*: la solitudine cronica può indebolire il sistema immunitario, rendendo gli anziani più suscettibili a infezioni e malattie. Il supporto sociale è infatti essenziale per mantenere una buona risposta immunitaria.

6. *Ridotta mobilità e attività fisica*: la solitudine può ridurre la motivazione a muoversi e mantenersi attivi. Senza qualcuno con cui condividere passeggiate o altre attività fisiche, è più facile che un anziano resti inattivo, aumentando il rischio di declino fisico e cadute.

7. *Aumento del rischio di abuso di sostanze*: alcuni anziani che vivono da soli o si sentono isolati possono fare un uso eccessivo di alcol o farmaci per combattere l’ansia e la depressione, sviluppando abitudini dannose per la loro salute.

Conclusioni

Favorire la socialità negli anziani è dunque fondamentale per aiutarli a mantenere una vita sana, riducendo i rischi di isolamento e contribuendo al loro benessere generale. Quando, ad esempio con il pensionamento, vengono meno i rapporti quotidiani con le persone legate al mondo del lavoro, siano colleghi, clienti o altro, quando le relazioni amicali diminuiscono, è necessario trovare la forza e la voglia di esplorare situazioni che consentano di costruire una nuova rete di conoscenze.

Una risposta efficace sono le vacanze organizzate per anziani autosufficienti che offrono l’occasione di sperimentare, per esempio, laboratori creativi per la terza età, passeggiate guidate per anziani, tornei di carte per anziani in vacanza.

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La vacanza come risposta ai bisogni immateriali degli anziani

Alla base della distinzione tra le due visioni, ”anziani sereni” o “vecchi perdenti” si situa l’accettazione o meno della terza età come una nuova esperienza, come una fase della vita diversa delle precedenti.

Entrare in questo spirito di accettazione verso la terza età, “riducendone e un poco anche accettandone gli svantaggi, ed imparando a sfruttarne i vantaggi con filosofia e spirito di curiosità” (Levi, 1998), consente di vivere meglio questa nuova epoca della vita.

Potendo finalmente disporre liberamente del proprio tempo, non più vincolato agli impegni familiari e lavorativi, le vacanze attive per over 60 diventano quindi un’importante opportunità per “sfruttarne i vantaggi”.

Le vacanze benessere per la terza età, lo confermano le ricerche, agiscono come un antidepressivo naturale per le persone anziane.

Il concetto di “vacanza” si è evoluto e, nel caso di persone anziane autosufficienti, si arricchisce di significati legati non solo ai luoghi da visitare, ma costituisce occasione per fare nuovi incontri, per socializzare, per approfondimenti culturali, per stimolare la creatività e fare esperienze da ripetere una volta tornati a casa.

Le vacanze organizzate per anziani autosufficienti devono avere caratteristiche ben precise quali:

  1. pacchetti vacanze per anziani all inclusive
  2. organizzazione curata e dettagliata
  3. puntuale e precisa descrizione dell’offerta 
  4. attività  varie  e calibrate in risposta a bisogni differenti
  5. presenza costante del personale dell’organizzazione per far fronte a necessità e richieste 
  6. strutture ricettive accessibili e adatte ad accogliere gruppi
  7. scelta di località idonee per altitudine, temperatura e fruibilità

L’offerta di viaggi di gruppo per persone senior, organizzate nell’ottica dell’invecchiamento attivo, devono rispondere al bisogno di:

  1. arricchimento culturale (approfondimenti sulla cultura e le tradizioni del luogo, visite guidate, mostre, spettacoli, festival, rassegne, concerti…) 
  2. movimento (attività all’aria aperta, escursioni, passeggiate, ginnastica dolce, risveglio muscolare, ballo…)
  3. socializzazione (creazione del gruppo, occasioni di scambio, laboratori cooperativi, tornei a squadre, feste…)
  4. sicurezza (organizzazione puntuale degli spostamenti e delle attività, affidabilità del personale di riferimento) 
  5. divertimento (clima piacevole, rilassato, mediazione degli operatori in caso di conflitti).

Questi i consigli per scegliere consapevolmente le vacanze per anziani con servizi personalizzati

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SOCIALITA’ E BENESSERE DELLA PERSONA ANZIANA

La socialità è fondamentale per il benessere degli anziani, poiché aiuta a mantenere una buona salute mentale e fisica, riducendo il rischio di isolamento e depressione.

La ricerca scientifica conferma la socialità quale segreto per una vita lunga e appagante. Infatti, queste sono le conclusioni del Harvard Study in Adult Development, lo studio sulla vita umana più lungo mai condotto e attualmente diretto da Robert Waldinger e Marc Schulz. Avviato nel 1938, lo studio ha coinvolto finora tre generazioni di partecipanti, quasi duemila persone che nell’arco di oltre ottant’anni hanno riempito centinaia di questionari, si sono sottoposte a continue misurazioni, hanno donato alla ricerca campioni di sangue e DNA. Lo studio ha analizzato   elettroencefalogrammi e risonanze magnetiche, ha controllato cartelle cliniche e raccolto dati sul peso, l’attività fisica, il livello di colesterolo e il consumo di alcolici; ha esplorato le scelte di vita, gli ambienti di lavoro, gli hobby di soggetti diversi per genere, cultura, contesto socioeconomico, orientamento sessuale. Dall’incrocio di questi dati è emerso un fattore cruciale, che spicca fra tutti gli altri per la costanza e l’efficacia con cui si associa al benessere fisico e mentale, nonché alla longevità. Questo fattore sono le relazioni umane. Sono i legami che sappiamo costruire giorno per giorno con i nostri partner, i nostri familiari, gli amici e i colleghi ad assicurarci una vita buona e lunga. 

Quando si entra a far parte degli anziani, per motivi diversi, si riducono le occasioni di socialità, si rischia di cadere in un pericoloso meccanismo che pian piano conduce all’isolamento. E’ questo il momento per la persona anziana, di rivolgere il proprio sguardo all’esterno per cercare occasioni che favoriscano nuove conoscenze.

Ecco alcune attività consigliate per favorire la socialità tra gli anziani:

1. *Gruppi di camminata o escursioni*: camminare all’aperto, in gruppo, è un’ottima attività per socializzare e rimanere fisicamente attivi. Sono sempre più diffuse le passeggiate guidate per anziani nei parchi cittadini.

2. *Laboratori creativi per la terza età*: dipingere, cucire, lavorare a maglia o partecipare a laboratori di artigianato sono ottime occasioni per gli anziani per incontrare persone con interessi simili e stimolare la creatività.

3. *Corsi di ginnastica dolce o yoga*: attività come il tai chi, il pilates e la ginnastica dolce non solo migliorano la mobilità dell’anziano, ma sono anche ambienti sociali dove fare amicizia e creare una routine salutare.

4. * Università della terza età *: occasioni preziose di approfondire tematiche nuove, imparare lingue straniere, partecipare ad eventi e visite guidate.

5. *Attività di volontariato*: impegnarsi in attività di volontariato, ad esempio aiutando in associazioni o dedicandosi al sostegno dei più deboli, è un modo per gli anziani di sentirsi utili e creare legami significativi.

6. *Tornei di carte per anziani in vacanza*: giochi come carte, scacchi, bocce o tombola favoriscono la socialità e il divertimento delle persone anziane, aiutando anche a mantenere la mente attiva.

7. *Corsi di tecnologia*: imparare a utilizzare smartphone, tablet e computer permette agli anziani di restare in contatto con i propri cari e di avere accesso a una varietà di risorse sociali e culturali.

8. *Attività musicali o di ballo*: molti anziani trovano piacere nella musica e nella danza, che possono aiutare a mantenere attiva la memoria e migliorare l’umore.

9. * Gruppi di lettura*: i circoli di lettura permettono agli anziani di condividere idee e passioni, incentivando la comunicazione e il confronto in un contesto culturale stimolante.

10.* Vacanze attive per over 60*: i soggiorni benessere per la terza età, vacanze culturali per anziani, vacanze relax per persone anziane, vacanze sociali per anziani sono occasioni preziose di socializzazione e arricchimento culturale.

Tutte queste attività non solo offrono l’opportunità di socializzare, ma contribuiscono a mantenere una vita attiva, stimolante e ricca di relazioni positive.